LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Probabilmente avrete già sentito parlare della rivoluzione industriale ma cos’è la terza rivoluzione industriale? In realtà non è che la rivoluzione industriale ha subito tre differenti rivoluzioni, ma si tratta sempre della stessa, che subisce un continuo cambiamento. Gli storici futuri la indicheranno quasi sicuramente come rivoluzione delle macchine e dell’energia, ma noi che la stiamo vivendo, dobbiamo essere informato dell’impatto sociale che ha avuto questo “terzo cambiamento”.
La prima rivoluzione industriale (1760/80-1830) era economicamente basata su ferro e carbone, per via della macchina a vapore. La seconda (1870/80) sul motore a scoppio ed il motore elettrico, quella odierna sul petrolio e sull’elettricità.
           Elettricità                                            
Lo storico americano Gerald Holton data l’inizio di quest’ultima (l’inizio “scientifico” non “industriale”) il 22 ottobre 1934, in via Panisperna 89°, in Italia, alle ore 15, per mano di Enrico Fermi. In quel momento fu realizzata la prima rudimentale fissione nucleare. Però coloro che la compirono furono ciechi. Non compresero l’importanza della loro scoperta, e neanche Hitler e Mussolini, finanziatori delle ricerche, la capirono, per fortuna. A quel tempo la guerra imperversava e le armi erano in cerca di continua innovazione. Enrico era (e continua ancora oggi ad essere) uno dei massimi scienziati di tutti i tempi. Egli era iscritto al partito fascista, alla Reale Accademia d’Italia di Mussolini e fu uno dei tecnici del Progetto Manhattan, attraverso il quale venne costruita la prima bomba atomica nei laboratori di Los Alamos, ordigno che in seguito fu lanciato su Hiroshima.
         Enrico Fermi  
 La vera rivoluzione industriale è invece da datare nel 1974. Nell’ottobre del 1973 i prezzi del petrolio quadruplicano, gli Stati, le famiglie e le aziende capiscono di dover diventare più autonomi nell’energia. La Francia è quella che dà la svolta maggiore. In pochi anni il  Paese ospita ben 58 reattori nucleari, in grado di soddisfare il 78,2 per cento del fabbisogno energetico. Il Giappone ne costruisce 53, l’America 104, anche se in grado di soddisfare solo il 20 per cento del fabbisogno energetico degli States. Negli anni Settanta si pensava che il numero delle centrali sarebbe aumentato ancora moltissimo, ma, come ben sappiamo, l’incidente di Chernobyl fermò l’espansione nucleare di molti paesi.
    Centrale nucleare
Molti studiosi, soprattutto americani, dicono che la terza rivoluzione industriale è del tutto immaginaria, poiché l’economia odierna è ancora basata sul petrolio. Lo stesso discorso potremmo allora farlo per la prima rivoluzione industriale, quella del Settecento. Essa, infatti, all’inizio ebbe luogo solo in Inghilterra, per cui ,se si segue lo stesso ragionamento, si potrebbe dire anch’essa è stata “immaginaria”.
Ma la terza è una rivoluzione industriale o scientifica? Essa non è solo la scoperta e l’evoluzione dell’energia nucleare, ma anche dell’automazione e dell’elettronica. Ci sono stati cambiamenti profondi nei sistemi di trasporto, nell’industria e nel modo di vivere dell’umanità. Oramai tutto si basa sulla ricerca e sull’evoluzione tecnologica.
Prendiamo wikipedia. Cliccando “terza rivoluzione industriale” verrà fuori una pagina con scritto, in breve, che essa è cominciata verso gli anni ’50, il periodo successivo alla seconda guerra mondiale, con l’evoluzione della tecnologia aerospaziale, la “prima passeggiata lunare” e il boom delle telecomunicazioni.
 Sarebbe da miopi non porre l’accento su quest’aspetto. Infatti, l’ossatura dell’industria dell’informazione dipende sempre più dai satelliti: la televisione (Eutelsat), le telecomunicazione (Cospas, Sarsat), la meteorologia (Meteosat), la ricerca scientifica (Hubble, Envisat, Landsat), i sistemi militari di difesa (Vela) e alcuni servizi di telefonia (Mss, Fss).
    La Terra e i suoi satelliti
Per cui è vero che l’offshoring è un fenomeno che si ripercuote in modo drammatico sulla vita della gente, ma non è il più importante, e ci sono diversi elementi che ci invitano ad una retrodatazione: la crescita del settore informatico.
Le telecomunicazioni, l’elettronica e l’informatica, tre grandi settori che hanno contribuito e continuano a contribuire a grandi cambiamenti.
Grazie all’elettronica si è inventato il personal computer (1977) e si è arrivati fino alla rete, la finestra sul mondo per eccellenza.
Le telecomunicazioni sono un’altra rilevante rivoluzione. Grazie ad esse miliardi di persone si mettono in contatto, anche se separate da mari e monti. Nei centri più sviluppati del globo per ogni abitante c’è un cellulare e con la rete si inviano ogni giorno diverse centinaia di migliaia di e-mail.
            Telecomunicazioni

L’informazione e i flussi derivanti dalle telecomunicazioni portano al controllo sia economico che politico di intere zone geografiche ed è per questo che i Paesi più ricchi del mondo possiedono in modo quasi esclusivo sia i mezzi di telecomunicazione sia le fonti tecnologiche.
Nel libro dell’economista Geremy Greenwood, The Third Industrial Revolution: Technology, Productivity and Income Inequality, egli dice che essa è iniziata nel 1974 (già indicato come momento chiave dell’era nucleare) poiché grazie alle  ricerche da lui fatte, è evidente che i mutamenti economici avvenuti con l’avvento della prima e seconda rivoluzione industriale, siano simili a quelli della terza. Infatti, ad ogni rivoluzione c’era un calo della crescita della produttività e tendente allo stallo. Questo è dovuto all’avvento di nuove tecnologie, che sono difficili da utilizzare e la maggior parte dei lavoratori non riesce ad adattarsi rapidamente al cambiamento. C’è bisogno di un certo periodo di tempo e la durata di questo periodo dipende anche dalle scuole, dalle università e dagli istituti di formazione. È quindi inequivocabile un calo della produttività poiché aumenta la disparità dei salari: gli esperti delle nuove tecnologie sono merce rara.
   Garfield alle prese con il pc. Probabilmente anche noi persone all’inizio eravamo ridotte così quando lo utilizzavamo.
Possiamo dunque concludere dicendo che è vero che non siamo sicuri della data d’inizio della terza rivoluzione industriale, ma siamo certi che la stiamo vivendo sì. È intorno a noi, ci circonda, è la nostra epoca, il nostro presente.


Martina Mladenic

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