Saint Ours - Feste e tradizioni
Sant’Orso, uomo semplice, pacifico e altruista, visse fra il V e VIII secolo; il suo compito era quello di custodire e celebrare la messa (era un presbitero) nella chiesa cimiteriale di san Pietro (l’odierna Collegiata di san Pietro e sant’Orso). Eremita, pregava notte e giorno. Era dedito al lavoro per procurarsi il cibo e accoglieva, consolava e soccorreva tutti quelli che gli chiedevano aiuto. La sua esistenza fu ricca di miracoli e prodigi, testimonianza della sua santità. Egli è invocato contro le inondazioni e le malattie del bestiame. I suoi emblemi sono il Bastone pastorale e l’Uccellino e la sua etimologia l’orso. Morì il 1 febbraio 529 d.C. e a lui è dedicata, giustamente, la Fiera di sant’Orso.
Curiosità: prima della fiera di sant’Orso ad Aosta, a Donnas ha luogo una festa di proporzioni minori, ma che presenta comunque buona parte del miglior artigianato valdostano. Meno caotica e meno grandiosa di quella del capoluogo regionale, permette perciò di effettuare più facilmente dei buoni acquisti. Essa si svolge due domeniche prima di quella di Aosta nel borgo di Donnas, a pochi passi della strada consolare romana e pochi chilometri dal Forte di Bard. In questo piccolo paese il venerdì (due giorni prima della fiera) ha luogo la Veillà de Saint Ours, in occasione della quale le cantine sono aperte ai visitatori per canti e degustazioni.
Si dice che la Fiera abbia avuto origine quando i canonici, tra cui sant’Orso, cominciarono a distribuire sabots ai poveri. Essa all’inizio serviva per scambiarsi gli utensili per il lavoro nei campi.
Come noi valdostani sappiamo per esperienza, alla Fiera di sant’Orso (questa è la sua 1012esima edizione) oltre mille espositori, misti tra artisti e artigiani valdostani, espongono le loro opere (sculture ed intaglio su legno, lavorazione della pietra ollare, merletti, vimini,…) e mentre loro si preparano alla mostra dei loro manufatti, noi cerchiamo disperatamente posto in albergo il 30 e 31 gennaio per i nostri parenti, amici o conoscenti giunti da lontano, anche da molto molto lontano, per ammirare i lavori.
Quello che dobbiamo precisare e che forse non tutti sanno, è che per arrivare a esporre alla fiera il lavoro finito alcuni artigiani impiegano un anno o anche più. Essi sono dei veri e propri artisti e il loro impegno è da ammirare, per cui se vedete alcune opere il cui costo vi lascia un po’ di sasso, forse è perché non riuscite a cogliere il vero valore dell’oggetto, unico al mondo poiché creato a mano. Per noi valdostani questa fiera è di casa, ma rendetevi conto che ci sono persone che si fanno ore o anche giorni di viaggio solo per venire a visitare la fiera e che alcuni artisti valdostani sono famosi in tutto il mondo per la loro bravura.
La sera del 30 gennaio ha luogo la famosa veillà, dove vengono aperte le cantine e l’atmosfera è festiva e gioiosa. Alcuni dicono che essa abbia avuto origine perché gli espositori, giunti da molto lontano, rimanevano ad Aosta a dormire e chiedevano ospitalità , così si cominciarono a tenere aperte le cantine.
bella ricerca!!!! Brave!!!! ;P
Anita